BENEFICI DELLO SPORT SULLA SALUTE

La pratica dell’attività sportiva viene a volte percepita come un capriccio mosso da una semplice finalità estetica: quella di migliorare l’aspetto fisico, scolpire la silhouette e perdere l’eventuale pancetta e i chili di troppo. Non va però dimenticato che l’utilità dello sport è soprattutto un’altra: quella legata alla salute.

Il movimento corporeo e – ancora meglio – la pratica di un allenamento costante sono considerati una vera e propria terapia preventiva da parte dell’OMS, l’Organizzazione mondiale della Sanità; è ormai assodato che lo sport svolge un ruolo di primo piano nel contrastare l’insorgenza di diverse tipologie di malattie, come i problemi cardiovascolari, il diabete, l’obesità e persino il cancro.

Quali sono i benefici possibili grazie alla pratica regolare di uno sport? Vediamoli insieme nello specifico.

I principali benefici dello sport sulla salute

La pratica regolare di un’attività sportiva assicura numerosi miglioramenti e vantaggi nei confronti della nostra salute fisica. I principali benefici riguardano:

  • Sistema cardio-vascolare: praticando sport il cuore diventa più forte, frequenza cardiaca e pressione arteriosa si riducono con una conseguente diminuzione del lavoro da parte del cuore; un allenamento regolare permette inoltre un migliore ritorno venoso e riduce il rischio di infarto;
  • Sistema immunitario: grazie allo sport migliora l’efficienza del nostro naturale sistema di difesa, che consente all’organismo di contrastare meglio virus e altri agenti nocivi;
  • Muscoli, ossa e articolazioni: lo sport migliora l’ossigenazione dei tessuti, rinforza le articolazioni e irrobustisce muscoli e ossa; permette inoltre di potenziare la funzionalità e la struttura di tendini e legamenti;
  • Metabolismo ormonale: con la pratica dello sport aumenta l’attività degli enzimi aerobici del muscolo scheletrico, si riduce il livello di ormoni estrogeni e androgeni nel sangue (che incidono ad esempio nel caso del tumore all’utero, al seno e alla prostata);
  • Diabete: lo sport consente di regolare i livelli di insulina nel sangue quindi contribuendo a contrastare l’insorgenza del diabete (la glicemia alta, se non diagnosticata, può danneggiare reni, cervello e arterie);
  • Peso corporeo: gli esercizi fisici consentono di bruciare maggiormente i grassi, incrementare la mobilizzazione di trigliceridi e acidi grassi dai depositi adiposi portando al dimagrimento.

La pratica regolare di un’attività sportiva ha inoltre importanti vantaggi non solo fisici, ma anche nei confronti della nostra sfera psichica. Lo sport è un toccasana formidabile nei confronti di ansia, malesseri psicologici e stress perché aumenta il rilascio delle endorfine, gli ormoni del buonumore.

I benefici dello sport sulla salute sono possibili già dopo un breve periodo di attività fisica regolare; l’importante è che la pratica sia svolta con costanza e regolarità e non solo saltuariamente.

Con quale frequenza fare sport?

In quanto alla frequenza con cui fare sport non esiste una regola precisa, ma è necessaria una certa frequenza all’interno della settimana.

Secondo noi si dovrebbe praticare per almeno 30 minuti al giorno un’attività fisica moderata (come ad esempio una camminata), per almeno cinque giorni a settimana, e per almeno 20 minuti per almeno tre giorni a settimana un’attività fisica intensa, come la corsa, il nuoto o la palestra.

Il tutto deve comunque essere impostato secondo i propri ritmi e in modo graduale: si può cominciare semplicemente preferendo le scale all’ascensore, portando fuori più spesso il cane oppure scendendo dall’autobus una fermata prima e facendo un pezzo a piedi. Le normali attività quotidiane possono benissimo essere il pretesto per fare un po’ di esercizio fisico.

TRATTAMENTO FISIOTERAPICO DISTORSIONE CAVIGLIA

Per distorsione alla caviglia si intende un evento traumatico provocato da un movimento eccessivo che va oltre il limite fisiologico dell’articolazione e che comporta uno stiramento dei tessuti senza il distacco o perdita di contatto dei capi ossei articolari (altrimenti si tratterebbe di “lussazione”).

A seconda dell’intensità della distorsione, questo tipo di trauma può andare dalla semplice distrazione alla lesione vera e propria dell’apparato capsulo-legamentoso!

Può inoltre riguardare il compartimento mediale (interno) o esterno della caviglia.

Nei casi più importanti la lesione delle strutture muscolari, tindinee, legamentose o cartilaginee, può essere associata ad una frattura ossea.

Per questo nei casi più importanti è necessario eseguire subito un controllo radiografico (Rx della caviglia) per scongiurare la presenza di fratture.

Gli accertamenti invece più adatti per indagare i danni ai tessuti molli (muscoli, tendini, legamenti, cartilagini) sono l’ecografia in prima battuta e se necessario la risonanza magnetica.

Quali sono le situazioni in cui si hanno più distorsioni alla caviglia

La distorsione di caviglia è l’episodio traumatico più comune dell’arto inferiore e una dei motivi più frequenti per i quali i giovani sportivi si rivolgono al fisioterapista.

Solo in Italia, si registrano circa 5000 eventi di distorsioni di caviglia al giorno, e avvengono quasi tutti per incidenti in ambito sportivo o nel corso di attività ludiche.

Gli sport con maggiore incidenza sono quelli in cui si pratica la corsa con rapidi cambi di direzione come il calcio, il basket, il rugby, la palla a mano, il tennis e gli sport da combattimento come il judo e il karate.

Ovviamente non è lo sport ad essere un rischio ma il modo in cui si affronta!

Se le federazioni sportive prendessero atto di questi dati e impostassero un protocollo di allenamento mirato alla prevenzione di questo tipo di traumi sicuramente i casi di distorsioni diminuirebbero vertiginosamente.

Naturalmente va fatta una distinzione tra i traumi distorsivi che avvengono durante uno scontro di gioco e quelli che l’atleta durante la normale esecuzione di un gesto atletico senza interferenze esterne.

La prevenzione deve avere l’obiettivo di ridurre soprattutto le recidive e minimizzare gli eventi distorsivi che si manifestano senza contatto fisico o interferenze esterne.

Questa ultima categoria di infortuni, come quella delle recidive, potrebbe essere causata da disfunzione di movimento che vanno indagate attraverso degli specifici test.

Quali sono i sintomi della distorsione alla caviglia

I sintomi caratteristici della distorsione sono:

  • Gonfiore precoce della caviglia nella sede della distorsione, quindi nel caso di una distorsione laterale si verificherà un edema in prossimità del malleolo esterno con un aumento di temperatura della zona;
  • Dolore acuto locale alla palpazione, al movimento e in molti casi anche al semplice carico (stando in piedi fermi si accusa dolore);
  • Limitazione del movimento;
  • Ecchimosi (accumulo di sangue) tardiva, spesso ben visibile in zona declive (sotto i malleoli).

Come ci si deve comportare se si subisce una distorsione alla caviglia
In casi come questi si deve andare prima possibile al pronto soccorso o dal proprio Medico di Base per valutare l’entità della distorsione. In tutti i casi, per ridurre la sintomatologia nell’immediato puoi applicare il protocollo PRICE. Questa parola è un acronimo inglese e sta a significare:

  • Protezione, immobilizza la parte con una fasciatura o un tutore.
  • Riposo, tenere l’articolazione ferma;
  • Ice = Ghiaccio, applicare il ghiaccio sulla zona dolente;
  • Compressione: fasciare l’articolazione con un bendaggio compressivo;
  • Elevazione: per facilitare il drenaggio dell’articolazione mettere il piede in posizione elevata (es. stando seduti o sdraiati mettendo il piede in alto).
    Per distorsioni lievi è sufficiente una fasciatura che tenga immobilizzata l’articolazione, mentre per condizioni gravi può essere necessario un tutore per circa 20 giorni.

Il tutore verrà comunque tolto durante i trattamenti fisioterapici.

Nello studio CE.MA.Sport siamo in grado di effettuare bendaggi funzionali alla caviglia e gestire i traumi in fase acuta.

In cosa consiste il trattamento fisioterapico dopo una distorsione alla caviglia

A tal proposito vi racconteremo il percorso terapeutico di Giuseppe, un ragazzo di 30 anni che durante una partita a calcetto ha subito un lieve evento distorsivo alla caviglia destra.

Dopo aver tenuto una fasciatura per 15 giorni, si è recato presso il nostro studio, per il recupero.

Nella valutazione iniziale Giuseppe si presentava con una caviglia gonfia, dolente e con un’importante limitazione di movimento.

Durante le prime sedute ci siamo impegnati a ridurre il dolore e a recuperare la mobilità dell’arto.

Per raggiungere questi obiettivi abbiamo integrato le più moderne apparecchiature di terapia fisica con le migliori tecniche di Terapia Manuale:

  • Tecarterapia applicata in modalità impulsata e integrata con linfodrenaggio manuale, al fine di ridurre il gonfiore dell’articolazione;
  • Laserterapia, per dare uno stimolo biologico nella riparazione dei tessuti;
  • Tecniche manuali di mobilizzazione, per migliorare il range di movimento.
    Dopo le prime sei sedute, Giuseppe ha riferito un netto miglioramento, ed ha abbandonato l’utilizzo delle stampelle. Nello step successivo abbiamo iniziato a lavorare con esercizi attivi in modo da:
  • recuperare il tono muscolare;
  • recuperare la propriocettività;
  • recuperare la stabilità dell’articolazione.

    In questa fase terapeutica Giuseppe ha eseguito esercizi attivi sia a corpo libero che con moderni dispositivi come:
  • Sistema Propriocettivo computerizzato (Bioval Sistem vedi sul sito per approfondimenti) che consiste di una tavoletta oscillante collegata ad un pc che registra la qualità dei movimenti che effettuiamo.

    Questo dispositivo consente di effettuare dei test per individuare il livello di equilibrio e propriocezione del nostro corpo e con dei percorsi specifici è possibile raggiungere degli ottimi miglioramenti.
    Giuseppe è riuscito a recuperare la sua caviglia in maniera ottimale, e abbiamo il piacere di vederlo mensilmente per dei trattamenti di fisioterapia dedicati al miglioramento funzionale e del gesto atletico.

Se anche tu hai subito una distorsione di caviglia non interrompere i trattamenti dopo la scomparsa dei sintomi.

I problemi dopo una distorsione non sono solo il danno anatomico delle strutture della caviglia, ma riguardano anche il controllo motorio.

Dopo una distorsione anche il nostro sistema di controllo a livello neurogico subisce un alterazione.

Come una centralina elettronica che va “fuori fase”, per questo è molto importante riprogrammare il movimento e la coordinazione del gesto funzionale attraverso un programma specifico di riabilitazione, allenamento e movimento.

LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE: COS’È E COME SI CURA

La Sindrome del Tunnel Carpale (CTS) è la malattia nervosa periferica più frequente del corpo umano. È caratterizzata da dolore e intorpidimento della mano e delle dita. La frequenza con cui la Sindrome del Tunnel Carpale si osserva nella popolazione è circa tre volte più elevata nella donna ed è variabile a seconda dell’attività lavorativa svolta. La sindrome del tunnel carpale si verifica quando i tessuti circostanti i tendini flessori della mano si gonfiano determinando una compressione sul nervo mediano. Tale gonfiore restringe lo spazio confinato del tunnel carpale, e nel tempo, determina una sofferenza del nervo a causa proprio della compressione.

Molti fattori possono contribuire allo sviluppo della CTS:

  • L’ereditarietà è il fattore più importante infatti i tunnel carpale possono essere più piccoli in alcune persone, e questa caratteristica viene ereditata.
  • Fare lavori manuali (come usare il martello pneumatico) o lavori di precisione e tipicamente ripetitivi, può contribuire nel tempo a sviluppare questo disturbo.
  • I cambiamenti ormonali legati alla gravidanza ed il ristagno di liquidi possono giocare un ruolo nella compressione del nervo e nella sua sofferenza.
  • L’età è un fattore importante: la malattia si verifica più frequentemente nelle persone anziane.
  • Condizioni patologiche generali di base, tra cui il diabete, l’artrite reumatoide e gli squilibri ormonali tiroidei possono avere un ruolo nell’insorgenza della patologia compressiva e degenerativa del nervo.

I sintomi più comuni della sindrome del tunnel carpale sono:

  • Intorpidimento, formicolio e dolore nella mano e delle dita (in particolare delle prime tre dita, il pollice, l’indice e il medio, mai il mignolo) più frequenti di notte che di giorno.
  • Può essere percepita una sensazione simile ad una scossa elettrica soprattutto nel pollice, nel dito indice e nel medio.
  • Perdita di forza o debolezza nelle prese e nelle pinze.

Come si tratta la sindrome da tunnel carpale?
La sindrome del tunnel carpale non è necessariamente un problema irreversibile.
I segni di sofferenza nervosa appaiono precocemente, ben prima di un vero danno nervoso. Inoltre il corpo ha dei margini di recupero impressionanti, per cui è bene sfruttarli prima di arrivare ad una soluzione drastica.

In prima battuta la scelta migliore è quella di un approccio conservativo: la FISIOTERAPIA
Per tre motivi:

  • può risolvere il problema
  • può migliorare la situazione in vista di un intervento
  • è da fare anche dopo un intervento, ma iniziando prima si velocizza il recupero dopo
    È necessario:
  • lavorare sull’infiammazione, attraverso tecniche manuali, come il pompages, o avvalendosi di strumenti, come ad esempio la Tecarterapia®, la FREMS terapia, la LASER terapia
  • lavorare manualmente sul tunnel carpale, giocando con le articolazioni in modo da “recuperare spazio” se così si può dire, e far respirare il nervo
  • lavorare manualmente sul nervo. Con le tecniche di neurodinamica si aiuta a risolvere l’infiammazione, a liberare il nervo nel suo tragitto ed a restituirgli movimento ed elasticità
  • impostare un piano di esercizio terapeutico per la gestione al domicilio del problema. I problemi nervosi sono problemi lenti, è necessario un lavoro continuo e costante per uscirne.
  • Ultimo, ma non ultimo, in quanto in realtà essenziale, individuare i comportamenti scorretti causa del problema. E modificarli. Se non si fa questo, il rischio concreto è che il problema non si risolva o si ripresenti in futuro.
    È un lavoro integrato. In ogni seduta si fa tutto.
    Ovviamente il peso di ogni parte cambierà in base al momento riabilitativo: nelle prime sedute ci si concentrerà di più sull’infiammazione per ridurre il dolore, nelle ultime sul recupero della elasticità del nervo per migliorare i movimenti o l’attività sportiva.
    Se di dovesse avere una ricaduta si torna indietro, sennò di va avanti, in un contesto molto dinamico.

E la chirurgia?
In ultima istanza, o in prima se la compressione è troppo importante, l’intervento chirurgico.

Quello che si fa è liberare il nervo, solitamente andando a tagliare il legamento palmare, il “tetto” del tunnel.
In questo modo si ha una riduzione della pressione pressoché istantanea, e solitamente una riduzione dei sintomi altrettanto.

LA CERVICOBRACHIALGIA: Cos’è e come si cura

Con il termine Cervicobrachialgia si fa riferimento al dolore che coinvolge in modo progressivo e talora invalidante le regioni del collo, delle spalla e del braccio sino a raggiungere le dita della mano, irradiandosi dunque a partire dai nervi del plesso brachiale.

Il dolore cervicale è un’affezione patologica che si diffonde in modo trasversale nella popolazione e interessa soggetti di età variabile tra i 20-60 anni. Alla luce della contemporanea diffusione del dolore cervicale, è necessario considerare il paziente dal punto di vista dell’unitarietà bio-psico-sociale del soggetto con cervicalgia e con cervicobrachialgia, considerandone non solo gli aspetti clinici della malattia, come severità e durata, ma anche le dimensioni personali, culturali e sociali che riguardano l’impatto indotto dal problema in termini di limitazione delle attività e della partecipazione.

I SINTOMI
I sintomi più frequentemente associati a tale disturbo risultano:

Rigidità nucale: paragonabile ad una sensazione di pesantezza, associata a debolezza muscolare delle zone interessate.
Dolore diffuso: spesso accompagnato da emicrania. Si estende anche alla regione scapolare e coinvolge diverse zone dell’arto superiore, in base all’interessamento delle radici nervose.
Torcicollo acuto: che arriva a limitare i movimenti fisiologici del collo e della testa, soprattutto nei movimenti di rotazione.


Parestesie ed intorpidimento: queste alterazioni della sensibilità disturbano spesso il riposo del paziente o si presentano al suo risveglio. Nella maggioranza dei casi, si manifestano nelle porzioni più distali dell’arto con una sensazione di gonfiore e di freddo.
L’eziologia di questo disturbo è molto varia; può essere conseguente ad eventi di natura traumatica, malformazioni della colonna vertebrale, patologie reumatiche o per via di compressioni che riguardano le radici nervose del plesso brachiale.

Quest’ultima causa è fra tutte la più frequente e alla base della sua manifestazione si riscontra la presenza di protusioni o ernie discali.

Le alterazioni del disco intervertebrale, cioè la struttura interposta tra le vertebre che consente alla colonna di rispondere alle continue sollecitazioni a cui si è sottoposti dal movimento, può subire lesioni di vario tipo. Essa è costitutita da un nucleo interno, detto polposo e composto per lo più da acqua e dall’anulus fibroso, formato dalla stratificazione di tessuti di collagene che circondano e delimitano la matrice gelatinosa del nucleo.
In caso di lesione parziale delle fibre dell’anulus, il disco intervertebrale subisce una deformazione che provoca una compressione a livello del midollo e delle radici nervose: una simile condizione corrisponde alla protusione. Se invece la lesione che interessa le fibre dell’anulus è totale, si verificherà la fuoriuscita del disco interevertebrale dall’anulus, causando un’ernia discale. Nella maggioranza dei casi la sintomatologia che ne deriva è di tipo unilaterale e raramente bilaterale.

In base alla localizzazione dell’ernia, si possono avvertire sintomi che presentano una precisa localizzazione:

Per quanto riguarda il plesso brachiale, primariamente coinvolto nella cerbicobrachialgia,abbiamo le radici nervose di C5 e C6 che formano il nervo sovrascapolare che innerva i muscoli spinati, che riguardano la stabilità e i movimenti della spalla, sia per l’abduzione che per l’extrarotazione.

Dalle radici di C6 e C7, la radice in posizione intermedia si distribuisce in parte sia nei territori superiori del muscolo bicipitale e sia nei territori inferiori aiutando prevalentemente ai muscoli estensori come tricipite, estensori del polso e delle dita.

Dalle ultime due radici C8 e T1 derivano poi i nervi ulnare e mediano che si occupano dell’innervazione della mano.

Diagnosi

Gli esami strumentali che possono evidenziare questa compressione sono la Tac e la Risonanza Magnetica, poiché analizzano anche i tessuti molli; la radiografia mostra solo il tessuto osseo e può segnalare un assottigliamento dello spazio tra le vertebre, conseguente all’espulsione del nucleo dal disco intervetebrale.

Inoltre negli ultimi studi, si è evidenziato come il rilascio di alcune sostanze endogene come istamina e citochine, stimolate dall’infiammazione delle radici nervose, collabori insieme agli elementi sopracitati nell’instaurazione e nel prolungamento della sintomatologia.

Trattamento

Per quanto concerne il trattamento del paziente con Cervicobrachialgia può essere utile fare riferimento ad una delle più recenti classificazioni, che in base al grado di interessamento della patologia indica il tipo di terapia più indicata.

Grado 1: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale e assenti o presenti in minima parte interferenze nello svolgimento delle attività della vita quotidiana; non richiede indagini strumentali.

Grado 2: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale, ma presenti diversi disturbi che interferiscono con lo svolgimento delle attività di vita quotidiana; il paziente richiede una terapia che consenta di avere sollievo dal dolore e si procede con un intervento volto a prevenire la disabilità a lungo termine.

Grado 3: Assenti segni o sintomi che possano indicare un’importante patologia strutturale, ma presenti segni di un coinvolgimento delle strutture nervose come la diminuzione dei riflessi tendinei profondi, debolezza e / o deficit sensoriali; è indicato richiedere un’indagine strumentale ed intraprendere un intevento intensivo per evitare l’instaurazione della patologia.

Grado 4: Presenti segni o sintomi di un’importante patologia strutturale, come fratture vertebrali, mielopatia, neoplasie o disturbi sistemici; è vivamente consigliata l’esecuzione di varie indagini strumentali, per valutare al meglio la condizione e di delineare il trattamento più indicato.

Nei pazienti che presentano un grado di livello 1 o 2 (in assenza di radicolopatie o alterazioni strutturali) si consiglia l’assunzione di farmaci antinfammatori e miorilassanti e grazie ad un trattamento combinato, basato sulla ginnastica posturale(Mézières )e sull’utilizzo delle terapie strumentali è possibile raggiungere ottimi risultati nella riduzione dei sintomi dolorosi.
Infatti, tramite la Tecarterapia si ottiene un effetto decontratturante e vascolarizzante, mentre la Laserteapia ad alta potenza agisce in profondità e consente di ridurre l’infiammazione ed il dolore. Inoltre lo svolgimento di manovre di allungamento e rinforzo muscolare risulta molto efficace, anche nel trattamento di pazienti appartenenti al Grado 3, rispetto all’utilizzo di iniezioni di corticosteroidei transforaminali ed epidurali, poichè consente di ristabile le lunghezze fisiologiche dei muscoli interessanti e di ridurre l’instabilità del rachide casuata dalla debolezza muscolare.

L’intervento chirurgico, che fino a pochi anni fa rappresentava il trattamento d’elezione, è stato sostituito da approcci più conservativi, ma nei pazienti con sintomi riferibili al Grado 4 si è dimostrato utile.
In particolar modo le operazioni più frequenti sono risultate: l’artrodesi intersomatica, che consiste nella rimozione del disco intervertebrale (discectomia) e nella sua sostituzione con una protesi oppure la microdiscectomia in cui si rimuove la parte di disco erniata, che risulta però possibile solo se il disco non è degenerato.

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Tendine spalla rotto o lesionato | Cosa fare, e come comportarsi

Hai un dolore alla spalla, forte che ti attanaglia e su suggerimento del medico hai eseguito un indagine approfondita come una Ecografia o una Risonanza magnetica, e hanno riscontrato un Tendine spalla rotto o lesionato?

Bene, anzi male! In questa guida di oggi, analizzeremo quali sono i tendini della spalla che possono essere rotti oppure subire una lesione, cercando di fornire un vademecum corretto per tornare a muovere la spalla in maniera corretta senza più dolore.

Tendine spalla Rotto o Lesionato : le cause

I tendini per loro definizione sono strutture connettivali che hanno la funzione di unire i ventri muscolari andando di fatto a connetterli con l’osso. Per fare un esempio possiamo immaginare il corpo umano come una marionetta (ossa) che per muoversi ha bisogno dei motori (muscoli) che interagiscono mediante dei fili (tendini). Esistono tendini con forme diverse, diametri differenti e struttura più o meno resistente. I tendini della spalla in particolare sono molti in quanto i movimenti di questa articolazione sono davvero innumerevoli

Le cause di rottura o lesione possono essere catalogate in 3 grandi aspetti:

Rotture Traumatiche: Sono le lesioni più frequenti nello sport o in incidenti anche banali che portano improvvisamente ad una contrazione eccessiva del muscolo che letteralmente “strappa” il tendine causando una lesione
Rotture da impingment: sono le lesioni legate ad un movimento ripetuto che impatta con altre strutture determinando lentamente una lesione prima parziale eppoi totale del tendine.. un pò come una corda che struscia contro uno spigolo e lentamente si rompono i fasci, e tale condizione porta il tendine alla rottura.
Rotture Atraumatiche: generalemente sono lesioni complete o parziali che avvengono per un indebolimento della struttura come negli stati senili oppure dopo l’assunzione di farmaci come cortisone o antibiotici.
Quali sono i tendini della spalla che possono rompersi?

La spalla è probabilmente una tra le articolazioni più complesse del nostro corpo in quanto i muscoli che permettono i movimenti, sono molti, e agiscono su 3 dimensioni permettendo di fatto che la spalla si orienti in ogni direzione. I tendini più importanti sono certamente:

Bicipite: il tendine del capolungo agisce come grande stabilizzatore dell’omero agendo anteriormente sui muscoli della cuffia dei rotatori: i muscoli della cuffia dei rotatori sono Sovraspinoso (il più debole), Sottospinoso, Sottoscapolare, e piccolo Rotondo. La loro azione è quella di permettere una rotazione della spalla ovvero dell’omero sulla scapola

Sintomi di un tendine rotto o lesionato della spalla

Se si sospetta di avere una lesione alla spalla è bene rivolgersi velocemente ad un medico.
Per capire quali sono i sintomi e sopratutto se sussistono sintomi che dipendono dalla lesione bisogna prima fare la distinzione tra:
Tendine Rotto: per definizione si parla di rottura, quando il tendine si trancia di netto, creando una situazione in cui un capo viene trazionato e accorciato dal muscolo che lo porta a se, e la zona inserzionale si allontana quindi dal muscolo
Tendine Lesionato: la lesione è invece una condizione in cui il tendine si rompe parzialmente ma ancora non è rotto completamente. tale condizione è la più frequente, la più dolorosa.
Quando un tendine è rotto, il primo segno è certamente il dolore! Va capito ulteriormente se il tendine è rotto analizzando i movimenti. Infatti una rottura completa porta ad una impossibilità a muovere il segmento che generalmente viene mosso dal muscolo che vi si inserisce. Sintomo accessorio, è nei muscoli grandi come il bicipite, la presenza di una “Palla” a valle della lesione che indica appunto la contrazione e accorciamento del muscolo.

Se il tendine è solamente lesionato, è certamente il dolore a guidare il medico, ma può essere conservato il movimento, oltre ad una condizione particolare in cui si avverte dolore sia nel punto della lesione sia a valle. Talvolta il dolore è talmente forte da non permettere il movimento, ma aiutando il paziente si noterà comunque un minimo di contrazione. Spesso il dolore è notturno, se si dorme sulla spalla, ed è molto intenso e non risponde benissimo agli antinfiammatori.

Crepitio o sensazione rumorosa quando si muove la spalla in certe posizioni è quasi una costante, e può portare nel tempo e contribuire alla lesione del tendine a causa di un peggioramento.

Quindi una tendinite non curata in maniera corretta espone il soggetto ad una condizione di rottura del tendine in maniera improvvisa.

l dolore si può irradiare dalla spalla al braccio e verso il collo per le cattive posture e l’utilizzo scorretto

Va considerato che talvolta il dolore non è legato alla lesione ma all’attivazione di un trigger point che simula una zona o area di dolore di competenza del tendine lesionato.

Come si diagnostica una lesione tendine Rotto alla spalla?

La prima valutazione deve essere effettuata mediante una valutazione funzionale da parte di un medico, che è in grado di valutare l’entità della lesione. Se troverà delle indicazioni specifiche, sarà sua cura approfondire i suoi dubbi diagnostici, mediante una serie di esami strumentali specifici.

Si parte sempre da una normale lastra rx, sopratutto nelle condizioni in cui viene riferito un trauma diretto per escludere fratture osse. Successivamente per indagare la morfologia dei tendini si potrà fare una ecografia (esame operatore dipendente), oppure si può far eseguire una risonanza magnetica (esame costoso) che riusciranno a evidenziare la rottura o la lesione del tendine della spalla.

Alla base di ogni dubbio diagnostico sarà opportuno sempre eseguire degli esami per evidenziare al meglio la lesione totale o parziale del tendine della spalla. Naturalmente la prognosi cambierà in base al tipo di lesione.

Come curare il tendine della spalla rotto : Cosa fare

Quando ci troviamo di fronte ad una lesione completa di un tendine rotto, l’unica soluzione è quella di trattare chirurgicamente la lesione, andando a reinserire manualmente il tendine sull’osso. Generalmente quando la causa è traumatica si deve procedere ad un intervento celere, per non assistere ad un accorciamento del ventre muscolare che diventa molto complesso da ricostruire.
Negli anni la chirurgia ortopedica ha fatto passi da gigante, e fortunatamente si è passati da interventi a cielo aperto con vistose cicatrici che creavano grandi problemi a riabilitare la spalla operata, a interventi in Artroscopia.

L’artroscopia della spalla è una tipologia di intervento che ha il compito di trattare le lesioni nella spalla, accedendo mediante dei piccoli buchini alla spalla, e inserendo una piccola telecamera per guidare il chirurgo nell’operazione di ricostruzione della lesione articolare.

Come curare il tendine spalla lesionato

Quando si verifica una rottura parziale, ovvero quando il tendine si lesiona, ma ancora sono presenti delle fibre, è possibile che si verifichino due situazioni:

Dolore e comunque impossibilità nel movimento: quindi è una condizione simile alla rottura completa
Dolore ma conservato il movimento: quindi si può procedere ad un recupero attivo per tentare di non operare
Questa condizione di lesione parziale del tendine della spalla è probabilmente la più frequente, sopratutto nelle donne dopo i 50 anni. Importante sarà quindi prendersene cura il prima possibile per evitare condizioni patologiche come la spalla congelata. Caratteristica comune è certamente un dolore persistenete alla spalla.

La fisioterapia per il tendine della spalla lesionato

La fisioterapia rappresenta la soluzione migliore per tentare di evitare o comunque posticipare un eventuale intervento chirurgico. Non siamo contro la chirurgia, capiamoci, ma i tempi di recupero per un intervento alla spalla possono non essere compatibili con il momento del paziente (parliamo comunque di almeno 30 giorni di tutore + recupero articolare e di mobilità.. quindi almeno altri 30 giorni!!). Per cui il trattamento fisioterapico è ottimo per molte persone che non possono essere operate nell’immediato, oppure per tutte quelle che hanno subito una rottura parziale, e quindi possono comunque convivere con questo problema.

Per prima cosa è bene ricordare che seppur dovesse aver successo un trattamento fisioterapico, è possibile in qualunque momento che si verifichi una rottura del tendine lesionato!t

Il fisioterapista procede per prima cosa ad una valutazione della spalla con test muscolari al fine di individuare i muscoli in disfunzione, ipotonici, che nella biomeccanica della spalla sono fondamentali per non sentire dolore. Infatti proprio un corretto equilibrio della muscolatura della spalla è alla base di ogni riabilitazione , e non è possibile farne a meno. La Terapia Manuale è quindi la soluzione al problema ed è considerata dalla letteratura scientifica il miglior trattamento per ridare forza e salute alla spalla lesionata.

Il fisioterapista, procede con delle manovre manuali a liberare l’articolazione ed imposta una serie di esercizi terapeutici specifici per riportare in equilibrio i muscoli.

Si può avvalere in questo contesto di alcuni strumenti o macchinari al fine di accelerare la guarigione e migliorare il sintomo del dolore.

La terapia strumentale è un valido aiuto, in quanto risulta utile nella fase acuta a ridurre il sintomo doloroso, che altrimenti limiterebbe la terapia manuale e l’esercizio terapeutico specifico, e risulta utile nella seconda fase per accompagnare la terapia manuale per sfiammare subito dopo il trattamento manuale e limitare una nuova infiammazione.

Sono certamente di aiuto macchinari come il Laser ad alta Potenza, la Tecarterapia o la FREMS. Talvolta si può valutare di noleggiare una Magnetoterapia Cemp per poter continuare il trattamento domiciliare a casa.

Conclusioni

Il recupero di un tendine spalla rotto o lesionato è un percorso molto delicato, che non va sottovalutato. Affidarsi a mani esperte e sopratutto preparate è certamente il primo passo per un recupero completo e senza rischi di recidive. Noi del CE.MA. Sport abbiamo pensato un percorso completo per il recupero di una spalla dolorosa, personalizzato in base alle esigenze del caso.

Massaggi sportivi : potenziamento delle performance atletiche

Il massaggio sportivo consiste in tecniche pensate per migliorare le performance sportive ed atletiche agendo su varie regioni corporee.

Il massaggio sportivo applicato presso lo Studio SPORTHEALTH di Castellammare di Stabia, si basa su presupposti scientifici, puntando all’aumento del flusso ematico e alla stimolazione del sistema nervoso parasimpatico.

Generalmente, per i massaggi atletici fatti prima delle prestazioni sono usate creme che riscaldano i muscoli, mentre per i massaggi post-gara vengono utilizzati oli e lozioni defaticanti o antinfiammatori.

Le tecniche del massaggio sportivo

Le tecniche usate presso il nostro Studio per il massaggio sportivo sono varie, e includono:
– battitura
– frizione (dinamica o statica)
– impastamento
– rotolamento
– scuotimento
– percussione
– pizzicamento


La durata del massaggio varia a seconda del tipo di sport praticato e delle preparazione atletica del paziente.
Le sedute di massoterapia per atleti offrono benefici agli sportivi che desiderano mantenere l’organismo in salute, accelerare il defaticamento o intervenire su muscoli e tendini.
I benefici del massaggio sportivo

Il massaggio sportivo viene normalmente praticato in concomitanza con lo stretching, attenuando le conseguenze della produzione di acido lattico e per sciogliere la tensione muscolare, o ancora per risolvere i problemi di fibrosi muscolare o stiramento.
I benefici offerti ai pazienti dello Studio SPORTHEALTH includono:
– riduzione delle tensioni muscolari
– diminuzione dei livelli di cortisolo e di ansia
– aumento delle endorfine e conseguente riduzione della sensazione dolorifica
– riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa
– stimolazione locale
– drenaggio per la rimozione dell’acido lattico
– decongestionamento dei tessuti
prevenzione degli infortuni

Metodo Mézières: un metodo sempre in auge per i problemi osteoarticolari.

Di cosa si tratta
Il metodo Mézières è un metodo di cura in area ortopedica-fisioterapia, considerato straordinario. Fu scoperto nel 1947 dalla fisioterapista francesce Françoise Méziéres che, attraverso il contatto costante con i suoi pazienti, riuscì a mettere a punto questo metodo e a raffinarlo pazientemente.

Ma in cosa consiste esattamente questo metodo? Porta dei reali benefici alla salute?
Per capire come funziona il metodo, bisogna capire l’approccio di Mézières. La fisioterapista francese partiva dalla normalizzazione, secondo alcuni criteri, della forma (struttura) del corpo del paziente.

La forma del corpo è frutto del gioco di retrazione e di raccorciamenti muscolari, soprattutto nella parte posteriore del corpo, originando una serie di dismorfismi (scoliosi, iperlordosi, cifosi, ginocchio varo o valgo, assottigliamento delle curve, etc.).

I dismorfismi causano uno sfalsamento delle normali funzioni svolte. Secondo Mézières questo fenomeno si verifica perché il corpo è schiacciato dalla propria forza-peso, ossia dalla propria forza muscolare, dalle ipertonie, dagli stati di tensione e contrazione, dalle perdite di elasticità. Viene a perdersi, quindi, quella che la proporzione del famoso “numero aureo”: il numero che gli antichi scultori greci usavano per le proprie statue, emblema di bellezza e perfezione.

Secondo la fisioterapista francese i dismorfismi che interessano l’organismo umano potevano e possono essere di quattro tipologie:

• Vertebrale: lombalgie, lombosciatalgie, cervicalgie.
• Articolare: periatrite scapolo-omerale, coxartrosi.
• Muscolare: sindrome degli scaleni (collo), sindrome dello stretto toracico superiore.
• Dismorfica: iperlordosi, ipercifosi, piede piatto.

Una volta individuato il problema si procede con un lavoro posturale e correttivo impegnativo, sia per il paziente, sai per il terapista sul piano fisico e psicologico. Ciascuna seduta del Metodo Mézières iniziava con l’osservazione del paziente. Si cominciava in piedi, poi piegati in avanti e infine sdraiati supini per terra. Grazie all’osservazione, rapida e precisa, la terapista poteva avere una visione sintetica delle asimmetrie del paziente e delle sue difficoltà. A questo punto aveva inizio il trattamento: una successione di posture, proposte dal terapeuta e mantenute dal paziente. Lo scopo delle posture è di allungare le catene muscolari facendo riferimento alla forma perfetta.

Questo metodo viene eseguito, ancora oggi, secondo lo stesso schema di Mézières. Lo stiramento dei muscoli provoca però un certo disagio e quindi il corpo, in maniera del tutto incosciente, mette in atto tutta una serie di compensazioni per evitare l’allungamento che spesso si esprime in una sensazione di dolore. Si tratta di un dolore da stiramento muscolare che i pazienti descrivono come “un dolore che si sente che fa bene”. Infatti si contavano, e si contano tuttora, un numero elevatissimo di pazienti guariti.

Questo metodo viene spesso, ma erroneamente, paragonato ad una ginnastica dolce. Va ben oltre la ginnastica: ha sempre una funzione terapeutica, di mantenimento (per una finestra temporale tra una seduta e l’altra, anche distanti fra loro), preventiva per ulteriori disturbi.

Benefici
I benefici sono notevoli, specifici per il singolo paziente. Solitamente sono gli adulti e gli anziani a farsi trattare, ma in circostanze specifiche possono essere trattati anche i ragazzi dai 7 anni in avanti.

I risultati sono ottimi in termini di dolori reumatici, nevralgie, mal di schiena, rigidezza articolare, disturbi circolatori, artrosi. Alla fine delle sedute si ha un senso di benessere generale, una impressione di leggerezza e di una maggiore consapevolezza di sé. Il dolore, in alcuni soggetti, regredisce già dalla prima seduta.

Lesioni della cuffia dei rotatori della spalla: Di cosa si tratta e quali sono le soluzioni.

Studio Sport Health lesione cuffia dei rotatori

Studio Sport Health lesione cuffia dei rotatoriUna rottura della cuffia dei rotatori è una causa molto frequente di dolore e disabilità della spalla tra gli adulti. Nel 2008, quasi 2 milioni di persone negli Stati Uniti sono andate dal loro medico a causa di un problema alla cuffia dei rotatori della spalla. Una cuffia dei rotatori lacerata indebolirà la vostra spalla. Questo significa che molte attività quotidiane, come pettinarvi i capelli o vestirsi, possono diventare difficili e dolorose. Studi come il nostro curano una quantità considerevole di pazienti affetti da questa patologia sia sportivi professionisti ma soprattutto lavoratori manuali e anziani.

Anatomia
La spalla è costituita da tre ossa: il tuo osso del braccio (omero), la scapola e la clavicola. La spalla è una articolazione a sfera: la palla, la testa del tuo osso del braccio si inserisce appoggiandosi ad una tasca quasi piatta della tua scapola. Il vostro braccio è tenuto in sede nella vostra spalla grazie alla vostra cuffia dei rotatori. La cuffia dei rotatori è una rete di quattro muscoli i cui tendini formano un rivestimento attorno alla testa dell’omero. La cuffia dei rotatori attacca l’omero alla scapola e aiuta a sollevare e ruotare il braccio. C’è un sacchetto di lubrificazione chiamato borsa tra la cuffia dei rotatori e l’osso in cima alla vostra spalla (acromion). Questa borsa permette ai tendini della cuffia dei rotatori di scivolare liberamente quando si sposta il braccio. Quando i tendini della cuffia dei rotatori sono rotti o danneggiati, questa borsa può diventare infiammata e dolorosa (borsite subacromiale).

Studio Sport Health lesione cuffia dei rotatori spallaDescrizione

La maggior parte delle lesioni si verificano nel tendine del muscolo sovraspinato, ma possono essere coinvolti anche altri tendini della cuffia dei rotatori. In molti casi, i tendini strappati cominciano da uno sfilacciamento. Quando il danno progredisce, il tendine può completamente strapparsi, e questo a volte con il semplice sollevamento di un oggetto pesante.
Ci sono diversi tipi di lesioni:
Rottura parziale. Questo tipo di lesione si verifica quando il tendine non è completamente lacerato.
Lesione a tutto spessore. Questo tipo di lesione è anche chiamata rottura completa. Questo si verifica quando il tendine si divide in due pezzi. In molti casi, i tendini si strappano dove essi si inseriscono alla testa dell’omero. Una lesione a tutto spessore, è fondamentalmente un buco nel tendine.

Cause

Ci sono due principali cause di lesioni della cuffia dei rotatori: lesioni acute e la degenerazione.
Lesione acuta
Se cadete giù sul vostro braccio teso o sollevate qualcosa di troppo pesante, con un movimento a strappo, si può rompere la vostra cuffia dei rotatori. Questo tipo di rottura può associarsi ad altre lesioni della spalla, come una clavicola rotta o una spalla lussata.
Lesione degenerativa
La maggior parte delle lesioni sono di questo tipo e sono il risultato di un logoramento del tendine che avviene lentamente nel tempo. Questa degenerazione si verifica naturalmente con l’avanzare dell’età. Le lesioni della cuffia dei rotatori sono più comuni nel braccio dominante. Se si soffre di una lesione degenerativa della spalla, è probabile che la stessa cosa succeda anche alla spalla opposta (anche se non avete dolore in quella spalla).
Diversi fattori contribuiscono alle lesioni della cuffia dei rotatori degenerative o croniche:
Stress ripetuti: Ripetendo più volte gli stessi movimenti della spalla si sollecitano i muscoli e i tendini della cuffia dei rotatori. Il baseball, il tennis, il canottaggio, il culturismo sono esempi di attività sportive che possono mettere in pericolo i tendini della cuffia dei rotatori della spalla. Ma anche molti tipi di lavoro che comportano le continue sollevazioni della spalla verso l’alto e semplici faccende di routine possono causare rotture da uso eccessivo.
La mancanza di afflusso di sangue: Col passare degli anni, l’afflusso di sangue nei nostri tendini della cuffia dei rotatori diminuisce. Senza un buon apporto di sangue, la capacità naturale del corpo di riparare i danni del tendine è compromessa. Questo in ultima analisi può portare ad una rottura del tendine.
Speroni ossei (osteofiti): Con l’avanzare dell’età, speroni ossei (crescita eccessiva delle ossa) spesso si sviluppano sulla parte inferiore dell’acromion. Quando eleviamo il nostro braccio, gli speroni strofinano contro i tendini della cuffia dei rotatori. Questa condizione si chiama impingement o conflitto subacromiale della spalla, che nel tempo indebolirà il tendine della cuffia dei rotatori e renderà più probabile la sua rottura.
Fattori di rischio
Poiché le lesioni della cuffia dei rotatori sono in gran parte causate dalla normale usura, che va di pari passo con l’invecchiamento, le persone con più di 40 anni sono a maggior rischio.
Anche le persone che fanno sport o lavori che comportano sollevamenti reiterati delle spalle sono a rischio di rottura della cuffia dei rotatori. Gli atleti sono particolarmente vulnerabili alle lesioni da uso eccessivo, in particolare i giocatori di tennis e i lanciatori di baseball.

Studio Sport Health lesione cuffia dei rotatori 3Pittori, falegnami, e altri il cui lavoro comporta il sollevamento di pesi dietro la testa (lavoratori overhead) sono maggiormente a rischio.
Fare della palestra effettuando esercizi sbagliati come sollevare pesi con le spalle dietro la testa (overhead) può essere particolarmente rischioso.

Sebbene le lesioni da uso eccessivo siano causate da attività sportiva o da lavori overhead e quindi si verifichino nelle persone più giovani, la maggior parte delle lesioni nei giovani adulti sono causate da una trauma, come una caduta.

Sintomi

I sintomi più comuni di una rottura della cuffia dei rotatori sono:
• Il dolore a riposo e di notte, in particolare se si dorme sulla spalla malata.
• Il dolore durante il sollevamento e l’abbassamento del braccio o durante movimenti specifici.
• Debolezza durante il sollevamento o la rotazione del braccio.
• Crepitio o sensazione rumorosa quando si muove la spalla in certe posizioni.
Le lesioni che si verificano all’improvviso, come in seguito ad una caduta, di solito causano dolore intenso. Ci può essere una sensazione di blocco e di debolezza immediata nella parte superiore del braccio.
Le lesioni invece che si sviluppano lentamente a causa di un uso eccessivo possono comunque causare dolore e debolezza del braccio che peggiora col tempo. Si può avere dolore alla spalla quando si solleva il braccio di lato, oppure dolore che migra verso il basso lungo il braccio. In un primo momento, il dolore può essere lieve e presente solo quando si solleva il braccio sopra la testa, come ad esempio, raggiungendo il cassetto di un armadio posizionato in alto. In genere il dolore all’inizio è ciclico alternando periodi più o meno lunghi di benessere a periodi di dolore ed impotenza funzionale. Farmaci antiinfiammatori non steroidei come il Ketoprofene o l’Ibuprofene (da assumere sempre con prescrizione del proprio Medico Curante e dopo aver letto attentamente il foglietto illustrativo), in un primo momento possono dare sollievo dal dolore. Nel tempo, il dolore può diventare continuo e più grave e lo si avverte anche a riposo, e i farmaci iniziano a non fare più effetto. Si inizia ad avvertire dolore anche di notte mentre si dorme. Il dolore e la debolezza alla spalla possono compromettere le normali attività di routine come pettinarsi i capelli e raggiungere la schiena con le mani, come ad esempio allacciarsi un reggiseno, deventa difficile.

Test di imaging

I test che ci possono aiutare a confermare la diagnosi sono:
Raggi-X: I primi test di imaging che vengono richiesti di solito sono i raggi x. Poiché i raggi X non mostrano i tessuti molli della spalla come la cuffia dei rotatori, semplici raggi X di una spalla affetta solo da lesione della cuffia dei rotatori di solito sono normali o possono mostrare un piccolo sperone osseo.
La risonanza magnetica o l’ecografia: Questi studi possono mostrare meglio i tessuti molli come i tendini della cuffia dei rotatori.

Essi possono mostrare la lacerazione della cuffia dei rotatori, così come dove la lacerazione si trova all’interno del tendine e la dimensione della rottura. Una risonanza magnetica può anche dare al medico più informazioni sulla lesione se essa sia “vecchia” o “recente” e può mostrare la qualità dei muscoli della cuffia dei rotatori, notizia molto importante per prendere decisioni sul trattamento e formulare giudizi di prognosi.

LA FISIOTERAPIA

Trattamento non chirurgico cuffia dei rotatori
Circa nel 50% dei pazienti affetti da dolore alla spalla il trattamento non chirurgico risulta essere risolutivo sia per la sintomatologia dolorosa che per il recupero funzionale.
Al centro di questo approccio conservativo ci sarà la fisioterapia, la quale giocherà un ruolo fondamentale nella risoluzione del problema. Ad affiancare la riabilitazione ci saranno una serie di trattamenti, sempre di tipo conservativo, che andremo adesso ad elencare:

• Riposo: il riposo e l’interruzione di attivita sportive sono la prima regola da seguire per il recupero, in alcuni casi si potrà utilizzare un tutore di spalla per aiutare a proteggere la spalla
• Farmaci antinfiammatori FANS: i farmaci antinfiammatori non steroidei saranno importamti per la riduzione dell’infiammazione, dell’edema articolare e del dolore
• Infiltrazioni alla spalla con cortisone: le infiltrazioni di cortisone prevedono l’iniezione del farmaco direttamente nell’ articolazione

infiammata. L’iniezione di sostanze farmacologiche nello spazio sottoacromiale non richiede l’uso di supporto tecnico visivi poiché tale iniezione è abbastanza semplice. Di solito viene effettuata per via posteriore alla spalla ma vi sono alcuni specialisti che preferiscono la via laterale o anteriore secondo la loro personale esperienza e giudizio tecnico/terapeutico.

• Esercizi per la cuffia dei rotatori e riabilitazione: gli esercizi per la cuffia dei rotatori saranno importanti per il recupero articolare e quindi funzionale della spalla, il programma riabilitativo prevede essercizi di stretching e potenziamento muscolare.
• Onde d’urto, Laserterapia, Tecarterpia.

Trattamento chirurgico cuffia dei rotatori

Se la lesione della cuffia dei rotatori è di entità significativa ed il paziente è giovane e sportivo solitamente viene consigliato l’intervento chirurgico.
Ci sono diverse opzioni chirurgiche per la riparazione di lesioni della cuffia dei rotatori. Le tre tecniche più comunemente utilizzate per la riparazione della cuffia dei rotatori sono la riparazione tradizionale a cielo aperto, la riparazione artroscopica, e la riparazione mini-open. Studi scientifici dimostrano che tutte e tre le tecniche sono valide allo stesso modo per far guarire una cuffia dei rotatori rotta.

Riabilitazione cuffia dei rotatori
La riabilitazione ha un ruolo fondamentale nella guarigione e nel consentirvi di tornare alle vostre attività quotidiane.

Dopo l’intervento chirurgico, la terapia progredisce per fasi. Dapprima, la riparazione dovrà essere protetta durante la guarigione del tendine riparato. Per impedire al braccio di muoversi, vi verrà ordinato di indossare un tutore particolare che indosserete per le prime 4-6 settimane che dipende dalla gravità della vostra lesione.
Anche se la vostra lesione è stata riparata, i muscoli intorno al braccio restano deboli. Una volta che il chirurgo decide che è sicuro per voi iniziare a muovere il braccio e la spalla, un fisioterapista vi aiuterà con esercizi passivi a migliorare la gamma di movimento della vostra spalla. Con gli esercizi passivi, il terapista sostiene il braccio e lo sposta in diverse posizioni. Nella maggior parte dei casi, la ginnastica passiva viene iniziata entro le prime 4 – 6 settimane dopo l’intervento.
Dopo 4-6 settimane, si inizierà ad eseguire esercizi attivi senza l’aiuto del vostro terapista. Muoverete i muscoli da soli e gradualmente per aumentare la forza e migliorare il controllo del braccio. Dall’ 8° alla 12° settimana, il fisioterapista inizierà a lavorare con voi su un programma di esercizi di potenziamento muscolare.

Un recupero completo richiederà diversi mesi. Molti pazienti raggiungono una gamma funzionale del movimento e un’adeguata resistenza da 4 a 6 mesi dopo l’intervento chirurgico. Anche se si tratta di un processo lento, il vostro impegno per la riabilitazione è la chiave per un esito positivo.

RSQ1: Ottimizzare la preparazione atletica ed ottenere recuperi più rapidi

Studio Sport Heath - RSQ1 02

Studio Sport Heath - RSQ1 01La nostra Fisioterapia si è dotata dell’ RSQ1, un nuovissimo dispositivo elettromedicale a norma CE utilizzato dalle società sportive professionistiche e dalle varie Nazionali, capace di accelerare il recupero da infortuni o traumi riportati durante l’attività sportiva e di potenziare la muscolatura per una migliore performance. Con RSQ1 si ottiene un recupero del 60%-80% più veloce rispetto alle normali terapie tradizionali, quali Tecarterapia, Laserterapia, TENS, Ultrasuoni, Magnetoterapia e altre terapie fisiche.

CHE COSA È RSQ1?
RSQ1 è un dispositivo di elettrostimolazione, sviluppato e basato su anni di experienze di fisioterapisti competenti, che stimola il sistema neurologico attraverso diverse correnti elettriche. RSQ1 è utilizzato in combinazione con esercizi fisici, in modo da contrarre e rilassare i muscoli secondo la corretta attivazione, eseguire trattamenti preventivi ed ottenere recuperi più rapidi.

Supporto per allenamento della forza / ipertrofia;
Supporto di riscaldamento / defaticamento;
Recupero degli infortuni più rapido;
Rilassamento muscolare;
Mantenimento ed incremento della Range di Movimento;
Recupero più rapido dopo intervento chirurgico;
Gestione del dolore;

RSQ1 può essere utilizzato solo da medici e paramedici che sono, certificati da PhysiCare International, completamente responsabili della sicurezza, l’affidabilità e le performance del trattamento con questo dispositivo.

Solo colore che possono soddisfare queste condizioni sono qualificati per l’utilizzo di RSQ1 per un trattamento. Per le cliniche con terapisti RSQ1 certificati, clicca qui.

Per le controindicazioni all’utilizzo di RSQ1 ,vedere controindicazioni.

RSQ1 è un dispositivo medico conforme alla direttiva europea per i dispositivi medici 93/42/EEC..